Cris Portfolio

Posts written by ~ Cris

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    Ciao! Ho visto ora il tuo post, perdonami ma ormai qui sopra ci sto poco e niente e ho anche smesso di fare lavori ecc...ecc
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    Qua in Liguria anche ma c'è il problema che qui se ti allontani dalla costa finisci sui monti con tutto ciò che ne consegue di inverno tra neve, ghiaccio, strade con frane e alluvioni varie.
    Sarebbe un continuo problema andare a lavoro poi per queste cose!
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    Ciao a te!
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    CITAZIONE (PatriciaOwen @ 16/12/2021, 09:50) 
    Fai bene, anche perchè ti assicuro che anche con un full time arriveresti a fine mese abbastanza precisa... Mi ero informata anche io tempo fa, ma qui da me i prezzi sono abbastanza alti e vivere da sola è difficile...

    Si lo so che arriverei a fine mese abbastanza a filo con un full-time ma sono anche disposta a cambiare zona e regione perché tanto qui apparte i miei genitori non ho altri legami.
    E so che altrove, anche in posti non proprio nelle grandi città gli affitti costano molto meno che a Genova o Milano ad esempio, infatti la maggior parte di quello che sto guadagnando lo sto mettendo da parte in modo da avere una base se mi assumono altrove per trovare subito casa in attesa del primo stipendio e via dicendo
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    si io intanto sto cercando qualcosa di meglio perché mi piace il lavoro ma sono su part-time verticale e per andare via di casa devo per forza avere un full time
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    No per nulla, anzi! Ma ora come ora è già un miracolo trovarlo il lavoro
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    Si per piacermi mi piace si u.u
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    Si studiavo architettura ma non l'ho portata a termine ..ora faccio tutt'altro lavoro ..

    Si il covid è una brutta bestia, ma pian piano ne usciremo tutti *^^*
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    CITAZIONE (PatriciaOwen @ 10/12/2021, 23:13) 
    Ciao, sono sempre passata ma non ti ho mai lasciato un saluto :D.
    Ci siamo "conosciute" su un altro forum tantissimi anni fa e non mi ricordo neanche più quale era :XD:.
    Come stanno i tuoi coniglietti?

    Ciao! Penso che sia il forum dell'amicizia quello a cui ti riferisci o forse il Dark Side of the Graphic, frequentavo principalmente quelli anni fa...
    I coniglietti stanno bene, sono sempre loro, ormai hanno sei anni entrambi... tu come stai?

    Ora sto cercando di rimettere in sesto sto posticino per farlo un pelo ripartire ma vedremo poi prossime settimane se mi vengono idee sensate.
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    Arwen297
    Stronger every goodbye
    Shojo-Ai
    Introspettivo
    Sentimentale
    Triste

    Personaggi di Naoko Takeuchi – Idea di Arwen297 – Alcuni dialoghi della Toei Animation



    CITAZIONE
    «There are no goodbyes for us, wherever you are ...
    you will always be in my heart».

    «Ora basta, basta combatterci così!». La voce di Sailor Moon rompe il pesante silenzio Accidenti Sailor Moon, non guardarci così!.

    Siamo due guerriere del sistema solare esterno, e per portare a termine la nostra missione siamo sempre state disposte a tutto, anche a macchiarci del sangue del tradimento.

    Il tuo sguardo disperato per aver perso tutte e, alla fine, anche me e Michiru si posa sui nostri corpi ormai svuotati di qualsiasi emozione, di qualsiasi sentimento.

    Nel momento esatto in cui i nostri due semi di stella hanno lasciato le nostre membra, tutto ha cessato di esistere, di avere un significato.

    Perdonaci se non ti abbiamo avvisata di questa nostra decisione, ma non avresti approvato il nostro tentativo di sconfiggere Galaxia.

    Questi bracciali ai nostri polsi controllano le nostre menti, ma ormai, è vicino il momento in cui li gireremo contro il nostro nemico: speriamo così di sconfiggerlo o di darti la possibilità di farlo, danneggiandolo irreparabilmente. Non importa quale sarà il nostro destino, questa è la nostra missione.

    «Forza, cosa state aspettando? Prendete il suo seme di stella!». L'ordine di Galaxia, a cui abbiamo giurato fedeltà come parte integrante del nostro tentativo di vincere questa battaglia risuona intorno a noi.

    Dentro di noi.

    Nella nostra mente, nei nostri pensieri. Quasi annullandoli grazie a questi bracciali, ma noi siamo Outer, non basta questo per metterci fuori gioco. No, serve ben altro, il vuoto causato dalla scomparsa dei nostri semi di stella si dipana velocemente mentre la mia lucidità di guerriera emerge prepotente nel mio inconscio, cambiando immediatamente il bersaglio del mio attacco e sono certa che per Neptune accanto a me è lo stesso.

    Quattro sfere di energia luminosa colpiscono la nostra avversaria, infliggendole secondi e attimi di estrema tortura, istanti che sembrano lunghi quasi un'eternità per noi che speriamo di essere riuscite a portare a termine il nostro piano.

    Poco dopo il silenzio, la malvagia torna in se e ci rivolge uno sguardo malvagio, nessun seme di stella esce dal suo corpo e la realtà che si rivela davanti a noi è quella del fallimento.

    Siamo due traditrici e abbiamo fallito.

    «Incredibile i miei bracciali non hanno preso il controllo totale delle vostre menti, in tutte le galassie non ho mai visto delle guerriere tenaci come voi». L'entità malefica si abbandona a commenti e a me viene da sorridere, per l'errore di valutazione compiuto sul nostro conto.

    «Ma certo, lei non ha un seme di stella». Mi lascio sfuggire dalle labbra, mentre la speranza di salvare la terra si frantuma inesorabile in un miliardo di pezzi confusi.

    «Avete sottratto il seme di stella alle vostre compagne, vi siete arrese e mi avete giurato fedeltà come servitrici, ma in realtà era tutta una finta..pensavate di sconfiggermi?». Si ferma un secondo, prima di far risuonare la sua risata, odiosa, intorno a noi. «Si mi avete ingannata ma il piano che avevate elaborato è fallito miseramente purtroppo».

    Si abbiamo miseramente fallito, la gravità di ciò che abbiamo fatto macchia ormai il nostro animo.

    «E' davvero finita». La voce della mia compagna accanto a me segue quella della donna, quel poco di umanità che mi resta si addolcisce a sentirla, nonostante la crudezza di ciò che comporta questa sua frase.

    «Siamo completamente svuotate, ormai siamo solo due involucri in cui scorre il sangue del tradimento e la nostra vita si spegne così». Questa volta sono io a commentare ciò che è appena accaduto, accettando pienamente la mia, la nostra, colpa.

    «E' l'ora degli addii». Ti sento ancora, e solo l'universo sa quanto avrei voluto salutarti diversamente e non in circostanze simili, mia dolce Michiru. Il mio corpo senza bracciali inizia ad essere leggero, etereo..

    Il pensiero va a te Sailor Moon, a te che sei la nostra Principessa, colei che avevamo il compito di proteggere fino al nostro ultimo respiro, era parte della nostra missione e non riusciremo a portarla a termine. La preoccupazione sale, rimarrai sola ad affrontare tutte le minacce che il futuro ti porrà davanti.

    «Statemi bene a sentire». Mi rivolgo alle Star Light con quella poca energia che mi rimane, mentre divento via via più trasparente. «Fin ora voi Star Light vi siete impegnate solo per il vostro pianeta... ma d'ora in poi proteggerete l'universo.. e vi chiediamo di proteggere anche... la nostra principessa...». Io non chiedo mai favori a nessuno, ma in questo momento non abbiamo altra scelta che consegnare la protezione di Serenity a coloro che fino a questo momento abbiamo considerato avversari. «Forse non lo sapete, ma è sempre stata una grande piagnucolona». Sorrido appena.

    «Già». La sua voce raggiunge nuovamente le mie orecchie, questa volta più debole e sussurrata di qualche minuto prima e decido di pensare a lei, di lasciare fuori tutto il resto. Perché, in fondo, dopo tutte le battaglie vissute insieme fianco a fianco lo meritiamo.

    «Non aver paura, Michiru». Cerco di rassicurarla, e non so se sono rivolta a lei o a me stessa in questo momento, sapevo fin dal baleno in cui ho accettato il mio destino che sarebbe giunta occasione in cui entrambe avremmo perso la vita, ma non pensavo così presto.

    «Haruka...dammi la mano ti prego». Non riesco a dirle no, sento anche io il bisogno di sentirla nuovamente accanto a me, di un ultimo contatto prima di lasciarla per sempre e con molta fatica percepisco per qualche istante le dita tra le mie, seguite da una tranquillità quasi crescente. E' così la morte?

    «Sono molto serena adesso». Mi dici ancora, prima che il tuo sguardo si chiuda su di me, capisco che è davvero la fine di tutto.

    «Si è vero». Ti dico. «Lo sono anche io». Il mio è un bisbiglio, non so se lei ha fatto in tempo a sentirmi, mentre la necessità di chiudere la mia vista su ciò che mi circonda e abbandonarmi al sonno è troppo forte per potermi opporre.

    La stanchezza mi invade e il gelo l'accompagna.



    La paura sembra quasi sciogliersi mentre uno strano tepore mi avvolge, spingendomi ad aprire gli occhi, davanti a me il mare frammenta il sole in mille scaglie bianche con il suo ciclico dondolare.

    Il mio mare, l'altra parte di me. Il mio sguardo scende, la mia figura eterea stringe ancora il talismano che da sempre mi appartiene. Sotto i miei piedi la distesa d'acqua, ma mio fratello l'oceano non mi rassicura, non riempie il vuoto che sento dentro al pensiero che sia finita, che io sia ufficialmente morta e che non mi rimanga altro che il rientro su Nettuno il mio pianeta protettore.

    Non mi rassicura e non mi calma, il pensiero che io e Haruka non ci siamo salutate come avremmo voluto..

    I pensieri si interrompono sopraffatti dalle emozioni, essere due guerriere del sistema solare esterno è anche e sopratutto questo.

    Un gabbiano che cammina sulla spiaggia mi passa attraverso, dandomi la certezza che, ormai, io sia solamente un fantasma. Questa consapevolezza mi colpisce come un pugno allo stomaco: è davvero finita dunque?

    Sembra proprio di sì.

    «Principessa». Il mio pensiero va a Sailor Moon, non so se sia ancora viva, non so a che punto sia la battaglia con Galaxia, ho solo la sensazione amplificata della nausea causata da questa nuova forma di me stessa, gli occhi mi bruciano al ricordo di Serenity.

    Più volte in passato non siamo riuscite a salvare il regno e questa è l'ennesima ocassione, tra mille vittoriose, in cui il nostro destino si è compiuto senza permetterci di vivere una vita al fianco delle altre.

    Ma sopratutto mi colpisce al cuore l'assenza di Haruka. Quel vuoto che ormai conosco e che mi accompagna da millenni nonostante questa volta siamo riuscite a dividere la nostra vita ogni giorno fianco a fianco e non rilegate sui nostri pianeti. Forse è proprio questo esserci vissute che rende tutto più doloroso, tutto più difficile.

    I miei occhi si rivolgono nuovamente al mare, come se lui potesse riportarmela indietro, come se lei potesse sentirmi e arrivare da me.

    Un saluto, un addio come si deve.



    Anche di questo non è dato farci dono?



    «Michiru». Una voce che conosco a memoria, interrompe i miei pensieri, spingendomi a girarmi dando le spalle a quello che è da sempre stato un fratello e un amico anche nei momenti più bui.

    E lei è lì, davanti a me, con i suoi occhi verdi e bellissimi... con le vesti indossate sui nostri pianeti, la giacca del blu della sua fuku da guerriera e i pantaloni bianchi. Sembra uno di quei principi delle fiabe per bambini, ma questa purtroppo per noi non è una fiaba con il lieto fine.

    Un leggero vento muove le fronde degli alberi poco distanti da questa spiaggia di cui non ho ricordo, guardo la guerriera del vento in silenzio. Vorrei dirle tante cose ma dalla mia bocca, dal mio cuore, non esce assolutamente niente se non un nodo alla gola che mi mette in difficoltà.

    Lei fa la sua parte avvicinandosi a me, allungando una mano quasi a sfiorarmi, sento il suo tocco: non mi passa attraverso come il gabbiano pochi minuti fa, che incurante è andato avanti con il suo percorso. No! Lei mi sfiora, come se non fosse successo niente, come se fossimo ancora in vita.

    Mi sfiora dandomi l'illusione di essere ancora a casa, a vivere la nostra vita come se questa battaglia non fosse mai arrivata.

    «Non mi dici niente?». Mi sussurra quasi ferita dal mio silenzio, se sapesse quante cose mi stanno avvolgendo e invadendo la mente, capirebbe. Mettere in ordine tutti i pensieri, tutte le emozioni...in confronto calmare un oceano in tempesta sarebbe più facile.

    Mi guarda e sorride, quasi a incoraggiarmi, ma più che essere incoraggiata..vorrei che mi dicesse che andrà tutto bene e che è solo un brutto incubo. Ma so che questo non può essere possibile.

    «Haruka io...». Mi sforzo di dirle almeno due parole. «Non doveva finire così, non questa volta». La mia voce esce bassa, tramortita. «Il pensiero che sia finito tutto e chissà

    se e quando ci incontreremo di nuovo, no!».

    Mi interrompo, il mio corpo etereo inizia a sussultare vittima della rottura di quella diga che in queste ore ha arginato la mia emotività.

    E inizio a piangere.

    Piango perché la mia vita è finita.

    Piango perché non voglio tornare a fare guardia alla Terra nel freddo spazio, sul mio pianeta in completa solitudine.

    Piango perché dovrò lasciare Haruka e niente potrà mai riunirci.

    Piango perché, anche se la missione viene prima di tutto, niente può rendere meno doloroso un addio.

    Perché in fin dei conti questo lo è. E il peso di questa verità mi schiaccia come un macigno. Poco importa se lei ora mi abbraccia.

    Poco importa se l'aria e il mare saranno eternamente legati.

    Poco importa se lo abbiamo sempre messo in conto, consapevoli che sarebbe arrivato quello scontro in cui ci saremmo imbattute in qualcosa di più grosso di noi.

    Poco importa se le sue ali mi stanno avvolgendo infondendomi un calore che mi fa sentire a casa, nonostante il gelo che sento dentro.

    «Non piangere». Sento il suo respiro sulla mia pelle, accanto all'orecchio mentre mi stringe forte, e questo contatto non può far altro che peggiorare la situazione. «Siamo guerriere, lo sapevamo fin dall'inizio che sarebbe potuta finire così...è il nostro destino».

    «Avrei solo voluto poter vivere con te per tanti anni ancora». Riesco a dire dopo aver ripreso il controllo del respiro. «Non deve finire così, non possono vincere loro...». Dopo aver patito tanta sofferenza in tutti questi anni in cui abbiamo combattuto insieme con impegno a difesa di Sailor Moon nessuno lo merita.

    Anche le altre ragazze non lo meritano, sono state coraggiose e non hanno comunque possibilità di rimanere accanto alla principessa fino alla fine.

    Sento che Haruka si allontana da me liberandomi da questo abbraccio che vorrei non finisse mai, è poco distante adesso i suoi occhi si incrociano con i miei e il silenzio interrotto dal suono delle onde ci avvolge.



    Ho sempre immaginato il momento di dire addio a Michiru, ma ora che gli istanti sono contati sembra che dalle mie labbra non riesca a uscire niente.

    Sono passati questi anni ma in realtà il tempo non passa mai per davvero, forse siamo più grandi e mature di quando la sua strada ha incrociato la mia e improvvisamente vorrei che ci fosse stato concesso più tempo.

    Vorrei dirle un milione di cose, parole che mi sono tenuta dentro per anni a causa del mio stupido orgoglio e che vorrei uscissero, ma sembra che le mie più buone intenzioni non bastino per far si che accada.

    Vorrei dirle quanto sia stata importante la sua presenza al mio fianco nelle battaglie ma anche nella vita quotidiana. Quanto siano state importanti anche le nostre litigate perché, senza di loro non sarei mai riuscita a capire quanto del mio carattere fosse sbagliato.

    E che lei è la mia questione irrisolta. Passano i secoli, vite diverse si rincorrono ma il nostro rapporto e il tormento che ne deriva non si scioglie mai.

    Anche questo fa parte del nostro essere. Noi siamo destinate a stare sui nostri pianeti, lontane, non qui vicine sulla Terra.

    Ma accettare questo addio è più difficile di quanto in realtà avessi immaginato.

    Perché lei, proprio lei, dopo parecchio tempo che non succedeva è riuscita a rendermi felice e a farmi diventare una persona migliore.

    Una felicità che ti fa ridere e ti fa piangere insieme; che ti mette in pace con il mondo e con te stessa facendoti quasi sfiorare la volta celeste con un dito.

    Dicono che l'amore quando meno te lo aspetti è capace di sorprenderti e tu anima delicata con la tua caparbietà sei stata sempre in grado di tener testa a una persona dal carattere complesso e difficile come il mio.

    Mi hai fatto capire cosa significa essere amata davvero, mi hai mostrato cosa vuol dire perdersi completamente tra le braccia di qualcuno, cosa significa abbandonare ogni resistenza e abbassare ogni muro.



    Sono stata nuda di fronte a te.

    Nuda nell'anima e nello spirito.



    Denudata di ogni paura, di ogni ansia e ogni insicurezza che mi teneva imprigionata facendomi scappare e voltare le spalle a colei che sono davvero.

    Vorrei dirti davvero tutto questo, ma la mente e il cuore me lo impediscono e così rimango qui a fissarti in assoluto silenzio mentre prendiamo coscienza del fatto che la nostra energia si sta lentamente dissolvendo intorno a noi.

    Ma tu sfuggi ai miei occhi dolce violinista come se non guardarmi possa rendere tutto più immediato.

    Davvero vuoi passare gli ultimi attimi che ci sono concessi insieme in totale in silenzio? Immobili l'una di fronte all'altra?

    Si forse lo vuoi davvero, forse sono io a volerlo per prima. Consapevole che avvicinarci di nuovo possa rendere tutto più complicato e doloroso.

    Ti vedo sempre più eterea su questo tuo mare, il tuo talismano, lo specchio ancora stretto tra le tue mani.

    Devi lasciarlo andare e tu lo sai.

    Sai bene che nel momento in cui toccherà le acque sotto di noi tutto sarà davvero finito su questo mondo, o forse è solamente un'illusione spinta dal desiderio insano di non lasciarti andare e in realtà la fine è giunta già.

    E tu non sei già più qui.

    Magari sei tornata nel tuo mondo, e io sono totalmente sola.

    Mi avvicino a te per una seconda volta quasi per darti coraggio a fare ciò che devi.

    Senza prolungare ulteriormente questi attimi che sembrano eterni.

    «Forza Neptune». Le dico sforzandomi di sorridere nonostante la situazione. Dopo tutto basta mollare la presa, basta un'istante ed è giusto così.

    È un talismano, non possiamo rischiare che finisca in mani sbagliate.

    Ciò che è giusto va fatto.



    Le mie mani si stringono intorno al Mirror come mosse da una calamita in presenza del ferro, il mio attaccamento alla vita che stavo vivendo fino a poche ore fa si fa sentire più forte quando la sento pronunciare quelle parole.

    Devo fare ciò che devo, ma il dopo mi spaventa. Il tornare sul mio pianeta lontano da te mi angoscia. Il pensiero di quanti secoli mi aspettano da vivere in completa solitudine fanno di me una codarda che si oppone allo scorrere via dell'energia in me.

    Nonostante io sappia benissimo che sarà inutile.

    I miei occhi si posano nuovamente su di te, nuovamente troppo vicina, scrutano per una seconda volta le ali che ti sono comparse sulla schiena, pronte a farti compiere il viaggio verso casa.

    «Fallo, è la cosa giusta». Mi incoraggi nuovamente, prima di appoggiare le tue labbra sulle mie in quello che è sicuramente uno degli ultimi baci, anzi forse proprio l'ultimo.

    Mi vuoi infondere ulteriore coraggio così. Sai che può essere la spinta giusta, e dentro di me lo so anche io.

    Ed è proprio mentre mi crogiolo nella dolcezza di questo contatto che decido di lasciare andare lo specchio, le mie dita lasciano la presa e lui scivola verso l'acqua sotto di me.

    Sempre più in basso, portando con se la mia fine.

    I miei occhi incrociano nuovamente i tuoi, in quest'ultimo istante di eterno di cui ci è fatto dono.

    «Più forti ad ogni addio». La tua voce mi arriva come un leggero soffio di vento accarezzare le onde del mare poco più sotto.

    Si torneremo più forti nella prossima vita.

    Più consapevoli,

    E se salutarti è una pena così dolce, vorrei poterti dire addio fino a domani,


    code role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT
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    Arwen297
    Where Xmas is dust
    Christmas
    Introspettivo
    Militare
    Malinconico
    Originale


    CITAZIONE

    «Che poi il vero problema del Natale
    è che chi ti manca, ti manca un po' di più».


    Il silenzio che lo circondava, interrotto solo dalla pressione di una mano sul grilletto a liberare l'eco di uno sparo a miglia di distanza.

    Una vita a lui sconosciuta si era irrimediabilmente spezzata, o forse qualche soldato semplice che aveva dovuto scegliere la morte altrui al posto della propria.

    Avrebbe dovuto aspettare il mattino dopo e forse avrebbe avuto notizie: nessuno del suo accampamento era fuori quella notte. Aveva espressamente dato ordine di mantenere un basso profilo fino alla mattina successiva.

    Il campo era silenzioso a quell'ora notturna, la frenesia giornaliera lasciava spazio ai propri pensieri, alle proprie mancanze.

    Erano gli unici momenti in silenzio di cui poteva godere nelle ventiquattro ore, ammesso che non si formasse una situazione critica improvvisamente: nel corso degli anni aveva ormai imparato che in un fronte di guerra attivo come quello, nessuna tranquillità è mai eterna.

    Tutto può cambiare nella frazione di un battito di cuore; prima ci sei, dopo qualche secondo non trovano più nemmeno il tuo corpo.

    Diventi polvere.

    Dai da bere alla terra con il tuo sangue e quello dei tuoi compagni.

    E' un continuo correre sul filo dell'alta tensione, sulla lama del rasoio: oggi ci sei, domani non ci sei più.

    Non importa essere un ufficiale o un volontario, non importa quante missioni hai portato a casa con successo o quante medaglie fanno mostra sul petto della tua divisa: la morte quando arriva non guarda in faccia a nessuno.

    Poco importa se sei un Ufficiale, se giunge la tua ora, giunge e basta.

    Tutta quella tensione, l'adrenalina prima di un assalto erano quasi ossigeno per le sue membra spesso stanche per le ore passate insonni in riunioni o assalti.

    Essere continuamente a un passo dalla morte lo faceva sentire vivo.

    Simon Mayers aveva visto i suoi compagni morire al suo fianco, altri salvarsi contro ogni aspettativa medica, questo lo aveva fermamente convinto che nel destino è scritta anche la data e l'ora della tua morte fin da quando vieni al mondo; scegliere come vivere il percorso tra i due capi del filo dipende da te.



    «E' un pensiero per Natale, per riempirti la casa di cazzate».





    La voce di Hayley si intromise nei suoi pensieri vaganti, riportandolo al lunedì precedente quando era tornato a casa con la notizia della sua presenza necessaria al fronte per Natale a causa di alcuni problemi insorti e risolvibili solo sul campo e non da dietro una scrivania.

    Non stavano insieme, il pensiero non lo aveva nemmeno mai sfiorato lontanamente ma la bruna era comunque una delle persone a cui teneva di più ed era un affetto corrisposto, nonostante lui avesse un carattere non semplice da gestire e sopportare.

    Non che la sua amica fosse da meno.

    Era riuscita a farlo uscire dalla grotta dentro cui si era rintanato a seguito di un attentato avvenuto anni addietro sul lavoro, sfoderando tutta la pazienza e la testardaggine di cui aveva scoperto in breve tempo essere dotata.

    Così quella bambina testarda lo aveva fatto cambiare in meglio. Era stata una delle poche persone in grado di modificare il suo modo di fare e rapportarsi nei confronti del mondo circostante, guadagnandosi così un posto di rillievo tra le persone che contano.

    Dopo quella frase gli aveva consegnato un sacchetto con un orso a sottolineare il suo buon carattere in modo scherzoso, e dentro a quel pacchetto aveva trovato lui.

    Proprio lo gnomo che in quel momento stava stringendo nella mano sotto il pallore della Luna.


    «Lo devi mettere sul camino in casa, quale lo decidi tu».



    Da vera rompiscatole aveva anche deciso dove doveva stare quel cosino e non si era fatta problemi a comunicargli la sua decisione, anzi! L'aveva ribadita molto convinta. Come se in realtà fosse lei la proprietaria del suo appartamento e lui non avesse voce in capitolo.

    Il militare fece un sorriso, erano trascorsi solo pochissimi giorni da quel momento eppure sembrava essere passato un secolo.

    Non aveva aperto subito il regalo, ma solo qualche giorno dopo: la sera prima della partenza, trovandolo così simpatico da decidere di portarselo dietro.

    «Il tuo coso ciccione è in valigia pronto per partire con me».

    «Sì, trattalo bene non rovinarlo». Si era alzata una leggera protesta in risposta, lo aveva fatto sorridere; lo avrebbe custodito nel migliore dei modi, si intende, ma la nuova recluta avrebbe dovuto dimostrare di essere sufficientemente cazzuta per stare in bella mostra in casa.

    «Dovrà dimostrare di essere un soldato meritevole se il suo posto è il camino». Aveva informato la ragazza per messaggio.

    «Non ucciderlo!». Il tono di Hayley era una minaccia più che un semplice consiglio, per lui che la conosceva come le sue tasche era più che palese.

    Un leggero sospiro uscì dalle sue labbra, lo aveva portato con se ufficialmente per valutare la nuova “recluta”, ma il vero motivo è che averlo con se in momenti come quello lo aiutava a mantenere quel poco di contatto con la vita normale che in quell'arida terra sembrava costantemente un miraggio.

    Era il 26 di Dicembre ormai da qualche ora, il Natale era ormai già passato e per chi come lui era in missione all'estero in territorio di guerra niente festeggiamenti, niente regali o persone care accanto.

    Solo gli auguri degli altri militari o di qualche ufficiale di grado superiore al proprio, voci e frasi di circostanza che si rincorrevano tra le tende frammentate da qualche ordine gridato da una parte all'altra delle file e negli occhi dei commilitoni solo uno sguardo velato di tristezza: li vedeva, quelli erano occhi di chi vorrebbe essere almeno per un giorno dall'altra parte del mondo con mogli, figli, genitori, compagne.

    Ne aveva beccati alcuni in qualche posto appartato mentre sfruttavano l'instabile connessione internet presente nel campo per fare una piccola chiamata alle famiglie per scambiarsi gli auguri.

    Aveva osservato qualche padre commosso nel sentire la voce dei figli più o meno grandi provenire difficoltosamente dallo smartphone quasi fosse il suono più bello del mondo e aveva sorriso a scene simili.

    Esattamente come lui in quel momento, immerso nel silenzio della notte avrebbe voluto essere in America, magari a festeggiare proprio con Hayley o a digerire la cena della Vigilia che la sua domestica avrebbe volentieri preparato se lui fosse stato a casa.

    Ma come spesso accadeva, lui a Natale non lo era mai: questa volta a causa dell'esercito e altre perché quando non vi erano missioni importanti da svolgere, gli piaceva partire per due settimane a sciare con annesso hotel a cinque stelle dove pernottare.

    Erano agi che, grazie a uno stipendio come il suo, poteva permettersi ma che mai avrebbero riempito le mancanze delle persone a cui voleva bene.

    Non aveva mai passato un Natale con qualcuno, non era abituato nemmeno a festeggiarlo a causa dell'educazione severa di suo padre, eppure anche lui, da quando aveva conosciuto quella piccola peste che gli aveva fatto in dono lo gnomo aveva rivalutato il tradizionale festeggiamento.

    Non tanto per riuscire a prendere l'abitudine di fare regali che non era mai stato in grado di fare in qualche modo decente, quanto per aver la possibilità finalmente di passare del tempo con chi provava un affetto sincero e disinteressato nei suoi confronti.

    Anche solo via messaggio, il godere della presenza era qualcosa di paradisiaco per qualcuno abbandonato in quell'inferno in cui era immerso ogni giorno, senza sapere se avrebbe visto l'alba del giorno successivo.

    Sorrise al pensiero di potersi godere una giornata di festeggiamenti come la maggior parte delle persone in quei giorni.

    Magari proprio con Hayley passando ore e ore a ridere e scherzare come solo con lei riusciva a fare senza preoccuparsi della sua reazione o dell'etichetta militare.

    Una fuga dal mondo impostato dell'esercito, da tutti quei cerimoniali a cui aveva pazientemente imparato ad adeguarsi nonostante il suo carattere sostanzialmente libero.

    Strinse appena il piccolo pupazzo tra le mani guardandolo attentamente, con quel suo atteggiamento fiero e agguerrito: un po' come il suo nelle situazioni pericolose o in cui rischiava di perdere la vita.

    Avrebbe osato dire quasi arrabbiato con quel nasone rosa che sorreggeva il bordo del cappello in pellicciotto sintetico beige e la giacca a quadri scozzesi ad avvolgere quel corpo paffuto da cui spuntavano due piedini e due braccine decisamente sproporzionati.

    Non riusciva nemmeno a condensare su tutte le sue dita il numero di missioni e operazioni che aveva portato a compimento con successo e che avevano contribuito insieme ad altre mille di conquistarsi il grado di Tenente Colonnello del quale andava molto fiero, sebbene non amasse esibirlo troppo in pubblico.

    Il Natale per lui era sempre stato un periodo critico dell'anno, aveva sempre sperato che il tempo scorresse accelerato fino all'epifania.

    Ogni anno aspettava con fastidio tutta l'ipocrisia che aleggiava nell'aria dopo essere stata sapientemente costruita e nutrita dal dio denaro e dal consumismo.

    Perdendo spesso valori che sono universalmente importanti come la semplice condivisione di momenti felici con le persone che contano.

    Tutte cose a cui le persone civili non pensavano minimamente ma alle quali lui era stato costretto a rivalutare nel momento in cui indossando la sua bella divisa aveva toccato da vicino la guerra e il dolore che porta: aveva osservato tutta la disperazione negli occhi dei bambini rimasti orfani mentre tendevano le braccia alla ricerca della felicità racchiusa in una caramella donata loro dagli stessi che avevano sganciato le bombe per cui era morta la loro famiglia.

    Quel velo di ipocrisia a cui il genere umano si era assuefatto silenziosamente nella società ma intollerabile per chi i territori di guerra li vive da vicino.

    Aveva imparato con il tempo che l'ipocrisia era insita nella guerra stessa.

    Nei cerimoniali militari, nelle cene in alta uniforme.

    In quella facciata da mantenere, sempre e comunque.

    Intollerabile per chi, come lui, vedeva i bambini morire ogni giorno o emozionarsi per un pezzo di cioccolata che rappresentava quella goccia di tutto in un mare di niente.

    Amava il suo lavoro ma la lontananza nei periodi di festa dal proprio nido faceva sempre effetto sul cuore. Anche su uno come il suo che era abituato a cavarsela da solo in ogni frangente senza adagiarsi sulla presenza di nessuno.

    Se la immaginava Hayley, impegnata a preparare l'occorrente per Natale, sicuramente aveva messo in conto di fare uno dei suoi dolci.

    Ne aveva assaggiato qualcuno a volte, ed erano squisiti.

    Devo dirle di farne più spesso quando torno.

    Sì, sarebbe stato un ottimo bentornato casa una bella torta da mangiare per cena: la sua golosità era ormai conosciuta dall'umanità intera, specialmente in presenza di pietanze contenenti una discreta quantità di zucchero.

    La immaginò un po' scocciata, per le domande poco opportune dei parenti di cui si lamentava puntualmente ogni anno.

    La vide anche con un velo di malinconia negli occhi, un velo che sapeva essere causato dal fatto che lui era lontano.

    Era sempre stata in pensiero quando era in missione in parti del pianeta ad alto rischio, a volte velando alla perfezione altre meno, spesso era stato costretto a vederla piangere davanti a sè. Simon però sapeva che tutta quella preoccupazione era una manifestazione dell'immenso bene che la ragazza provava nei suoi confronti nonostante le mille discussioni tra loro in tutti quegli anni di amicizia.

    Nonostante l'angoscia che sapeva di provocarle, le era immensamente grato per aver accettato il lavoro che aveva scelto per la vita, mettendo da parte sofferenze e preoccupazioni conscio di quanto fosse difficile stare accanto a una persona che svolgesse il suo lavoro

    Lei e qualche altra amica in comune erano la sua famiglia, ed era proprio grazie a loro che trovava ogni volta il coraggio di superare i momenti critici, gli scontri più difficili e pericolosi: sapeva che al suo rientro a casa ci sarebbero state loro ad accoglierlo come se fossero anni e anni che non si vedevano.

    Era uno dei pochi lati positivi di una vita votata al senso dell'onore e del sacrificio, una vita che gli era stata imposta fin da bambino e senza cui non pensava di essere in grado di esistere poiché ormai la divisa era parte di se stesso.

    Un leggero soffio di vento si alzò spostando con se una discreta quantità di polvere che cancellò i suoi pensieri allo stesso modo con cui fu ancor più cancellato il colore dei suoi scarponi.

    Gli occhi chiari di Meyers si posarono sul sentiero in terra davanti a lui mentre si alzò in piedi. Era diretto alla sua tenda: doveva posare lo gnomo prima che qualche soldato o suo superiore la mandasse a chiamare.

    Era così l'esistenza di un soldato: notti insonni, adrenalina, paura, emozioni forti. Ma anche tanti sacrifici per se stessi e per chi sta intorno.

    E lì dove il Natale è polvere, le mancanze si fecero sentire più presenti e palpabili.

    Lì, dove il Natale è polvere, la presenza delle persone care al proprio fianco era un dolce balsamo giunto ad ammorbidire la durezza di un'esperienza simile, di una professione simile.

    Di un Inferno simile.

    E proprio prima di prepararsi a gestire un altro momento di crisi, il pensiero volò a quello gnomo dormiente in valigia e a quel “Buon Natale” sussurrato pochi giorni prima e mai dimenticato.



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  12. .
    Arwen297
    Inside me, Inside you
    Challange r18+
    ULF
    Fem-Slash
    Strap-on
    The Originals

    Citazioni puntata 4x07 di The Originals



    CITAZIONE
    «Di solito non mi aspetto un grazie quando salvo
    qualcuno ma essere cacciata così è stato brutto»

    Ho avuto paura di perderti oggi, ho rischiato di morire, ho rischiato di far morire altre persone.
    Ho rischiato che il nostro piano andasse a puttane.
    Ho rischiato che la mia famiglia, i miei fratelli rimanessero gravemente feriti o peggio.
    Se fosse successo, non me lo sarei mai perdonata.
    Eppure è proprio grazie a questo se ho capito quanto tu sia importante per me.
    Quanto io ti voglia avere, possedere, farti godere.
    Le mie mani, le nostre mani, corrono frenetiche tra i nostri capelli, i nostri vestiti. Sopra e sotto la stoffa.
    Sulla mia, nostra, pelle. Desiderosa di essere toccata di più.
    Le nostre bocche si cercano, affamate, bramose, con la voglia di assaporarsi ancora e ancora.
    Il tuo sapore, l’odore della tua pelle risveglia i miei sensi intorpiditi.
    Stringo i tuoi glutei tra le mie mani, forte.
    Voglio farti male, voglio farti capire che quel mio volerti allontanare di qualche ora fa era solo dettato dalla paura.
    I tuoi occhi scuri mi guardano. In loro si specchiano i miei occhi azzurri e l’eccitazione che ci sta man mano pervadendo.
    Ti spingo all’indietro, fino al letto.
    Ti spingo fino a farti perdere l’equilibrio e farti quasi cadere sul materasso e subito ti sono addosso.

    CITAZIONE
    «Non c’era tempo»

    Ed è vero, non c’era stato tempo.
    Non c’era stato tempo di soffermarmi su ciò che provavo davvero. Non c’era stato tempo per stare a parlare: io non volevo che tu rischiassi la vita.
    Ma adesso sì, adesso il tempo c’è.
    Appoggio famelica le mie labbra sul tuo collo, succhiando forte. Sento il tuo corpo vibrare, a questo primo contatto più sfacciato, più diretto.
    Più eccitante.
    Adesso, ho tutto il tempo che vuoi. E non ho intenzione di lasciarti andare prima di domani mattina.
    Sento le tue dita tra i capelli, me li tiri, hai paura che io infine me ne vada?
    No, non succederà, non ora.
    Mi allontano dalla tua pelle e cerco il tuo sguardo, sorrido per qualche istante e ricomincio a baciarti, nonostante io ti voglia più di qualsiasi altra cosa, i miei movimenti sono lenti.
    Calcolati.
    Premo il mio corpo contro il tuo, bloccandolo, impedendoti quasi di muoverti per toccarmi.
    Pretendi gentilezza da me, ma io non sono gentile, non lo sono mai stata. I secoli in cui ho vissuto una vita a metà non mi hanno permesso di essere dolce, di essere comprensiva e altruista in un modo in cui ho incontrato come unico esempio Dhalila.
    Ma con te, con te è stato diverso.
    Sei arrivata quando meno mi aspettavo e sei riuscita a comprendere e capire i miei demoni. I miei mostri interiori e sì anche il mio carattere, non proprio semplice.
    Ti levo la maglia che indossi: la giacca l’hai persa qualche stanza fa.
    Il tuo seno, ancora imprigionato appare sotto ai miei occhi.
    Mi scosto da te, per farti alzare quel tanto per slacciarlo.
    E ti bacio di nuovo.
    Osando di più, le nostre lingue si intrecciano. Si vogliono reciprocamente almeno quanto noi, se non in maggior misura.
    Mi muovo lentamente, con il bacino contro il tuo. Ti sento rispondere.
    Un brivido di eccitazione mi percuote l’anima quando mi strappi la maglietta che io indosso, per togliermi di colpo il reggiseno.
    In fondo sei un lupo.
    Ti stringo forte un seno nella mano, fino a lasciarti il segno.
    Ti sento gemere più forte, mentre a tua volta tocchi il mio.
    Scendo di più, prendo in bocca i tuoi seni e succhio ancora.
    La tua schiena si inarca con uno spasimo incontrollato.
    «Freya».
    Pronunci il mio nome, quasi strozzato, mentre il tuo respiro si rompe.
    Ti faccio alzare il bacino, sfilandoti i pantaloni con impeto.
    Passi nuovamente le tue mani tra i miei capelli e poi sui seni, torno a tormentarti il collo con la mia bocca affamata.
    Ti solletico il lobo con la lingua, scendendo poi a disegnare le tue forme, torno a soffermarmi sul tuo petto. Piccolo ma fatto bene.
    Mordo piano, non voglio farti male almeno che non sia tu a chiedermelo espressamente.
    Non resisto più, sei troppo invitante.
    E io ho voglia di te.
    Ti accarezzo le gambe veloce e la mia mano si insinua tra loro, spostandoti l’intimo.
    Sei già bagnata. E io non resisto.
    Inserisco un dito dentro di te e inizio a muoverlo, lentamente.
    Sento il tuo respiro rompersi, i tuoi gemiti crescere.
    La mia lingua continua il suo viaggio verso il basso e dopo averti strappato gli slip si ferma tra le tue gambe, muovendosi ormai da sola, vive di vita propria.
    Mi soffermo sul tuo punto più sensibile. E come un pittore lo pennello dolcemente, ma in maniera decisa.
    Sei umida adesso.
    Continuo con la lingua lentamente, sempre più lentamente, più rallento e più ti ecciti.
    Mi piace.
    Ti piace.
    Sembri un fiume pronto a rompere gli argini.
    Ma io voglio di più.
    Allungo le mani verso il comodino, aprendo il cassetto. E interrompo improvvisamente i movimenti della mia lingua su di te.
    «No, non fermarti».
    E’ quasi una supplica affannata la tua, so bene che se avessi continuato di qui a poco avresti finito.
    Mi muovo su di te e ti bacio, mischiando il tuo sapore al mio e ancora al tuo.
    Poi ti giro, improvvisamente, senza ammettere repliche.
    Ti faccio girare con il viso dalla parte opposta, affinché tu non possa guardare.
    Voglio che per te sia una sorpresa.
    Indosso la cintura dopo essermi sfilata i pantaloni e torno sopra di te.
    Ti mordo una spalla, poi il lobo dell’orecchio, facendoti sentire ciò che ho indossato tra le tue gambe aperte a lasciarmi lo spazio necessario
    «E’ appena cominciato il divertimento bambina».
    Lo sussurro all’orecchio, mentre punto il dildo sulla tua fessura e inizio a spingere.
    Con la mano libera ti stringo il seno.
    E inizio a muovermi lentamente.
    Dentro e fuori di te.

    CITAZIONE
    «Non sono gentile Keelin, lo avrai capito ormai...
    sono una senza scrupoli dura e infida se si tratta di proteggere la mia famiglia »

    No. Non sono gentile. Non lo sono mai stata.
    Sono sempre stata una persona senza scrupoli, dura e non interessata a ciò che la circondava.
    Il tuo respiro inizia a interrompersi di nuovo.
    I miei movimenti sono lenti e decisi.
    Voglio che mi senti dentro.
    Ti prendo con forza, è finito il tempo della dolcezza.
    «Sono ancora gentile?».
    Ti sussurro all’orecchio, alla spinta successiva.
    Il tuo corpo trema.
    La tua mente è posseduta esattamente come il tuo corpo.

    ***



    Ti sento dentro di me.
    Improvvisamente.
    Le mie membra ti fanno spazio senza opporsi, senza fare forza in senso contrario.
    Perché è questo che ho sempre voluto: averti.
    Fin dal primo momento che ti ho incontrata.
    Il mio corpo ha desiderato essere toccato dalle tue mani, dalla tua bocca.
    A desiderato averti.
    Ti sento muovere sopra e dentro.
    Le nostre pelli accaldate si strusciano continuamente seguendo i tuoi movimenti.
    Sento le tue spinte farsi più energiche.
    E poi quella frase. Si, ai miei occhi si.
    Tu sei gentile, nonostante tutto. Nonostante i demoni che ti porti dietro ormai da centinaia d’anni.
    Ansimo. Inarco la schiena verso di te per sentire di più i tuoi movimenti.
    Inarco la schiena perché, quel poco di distanza tra i nostri corpi, è già troppa.
    «Si, lo sei».
    Ansimo e gemo. Mentre tu in risposta mi prendi con più forza,
    Il mio addome ha una scossa improvvisa, i miei occhi si illuminano. La parte ferale di me emerge, le sensazioni, l’eccitazione fa si che il mio lato lupesco emerga un poco.
    Sento il mio corpo cedere inesorabilmente sotto i tuoi movimenti.
    Stringo le lenzuola tra le mani.
    Mordo la mia stessa bocca.

    CITAZIONE
    «Mi preoccupavo per te e ho commesso un errore
    che poteva costare delle vite e non può più accadere».

    Questo è il tuo modo di farti perdonare? Farmi godere fino alla perdita dei sensi, dei pensieri.
    Fino a mandare in tilt ogni parte del mio corpo.
    Questo è il modo in cui eri decisa a lasciarmi andare?
    Questo per te sarebbe quello che hai definito tu stessa una “relazione finita”.
    Il cuore mi batte nelle orecchie, e il mio udito più sviluppato porta a me anche il suono del tuo. Il mio naso sviluppato si culla nell’odore dei nostri corpi uniti, mentre sulla mia schiena sento ogni tanto il solletico causato dai tuoi capelli.
    Gemo di nuovo, più forte.
    Gemo e quasi sento la necessità di urlare, ma in questa casa non siamo sole.
    Ho voglia di guardarti mentre godo.
    Ho voglia di guardarti mentre mi fai godere.
    «Keelin, girati».
    La tua voce spezzata giunge dietro di me come se tu mi avessi letto nei pensieri, nella mente. E so che puoi farlo, sei una strega molto potente, ma non così, non senza toccare le tempie della persona che vuoi esplorare alla ricerca dei suoi più reconditi segreti.
    Ti sento uscire dal mio corpo per darmi modo di girarmi.
    Quando mi giro ritrovo il tuo sguardo, meno freddo, più dolce.
    Più caldo, esattamente come ho sempre immaginato che fossi in realtà.
    Ti fai spazio sopra di me e io ti lascio passare nuovamente.
    Accogliendoti tra le mie gambe come poco istanti prima.
    Metto le mani ai lati del tuo viso afferrandomi per cercare un contatto tra le nostre bocche che possa inghiottire, mangiare, respirare e intrappolare il nostro ansimare il nostro possederci, dentro entrambe.
    Sposto le mie ad accarezzarti la schiena, punto le unghie nella tua pelle per farmi sentire.
    Ma tu le prendi e le blocchi sul materasso insieme alle tue.
    Sento la tua bocca, i tuoi denti sul collo, mi mordi.
    Mi mordi mentre inizi a muoverti più forte, senza accennare a fermarti.
    Senza preoccuparti del fatto che mi farai gridare facendo così.
    I miei occhi si illuminano di nuovo, mentre le tue iridi azzurre.

    CITAZIONE
    «Sei tu la ragione per cui volevo restare a New Orleans, Freya...con te mi sono sentita compresa, accettata...e ci sarà sempre un incantesimo da fare o un nemico da combattere, ma una volta che hai finito meriti qualcuno che ti capisca».

    Il cuore batte più forte, pompando ossigeno e sangue ovunque nel mio corpo, ti sento che stai per raggiungere anche tu il culmine.
    Apro gli occhi, chiusi per qualche istante e hai il viso arrossato, le labbra più rosse mentre mi guardi a tua volta.
    «Voglio sentirti godere Keelin, donami il tuo piacere».
    Bastano queste parole per farmi abbandonare completamente a tutto ciò che mi stai facendo provare, una sorta di fuoco esplode nel basso ventre, le tue labbra che arrivano a chiudermi la bocca per soffocare la voce che non riesco più a trattenere.
    Degli spasmi si espandono per il mio corpo per qualche istante che sembra lungo un’eternità, mentre continui a muoverti via via più lentamente.
    Anche tu pervasa dalle stesse emozioni che per prima mi hai donato.
    Quasi senza forze ti stringo a me, ignorando la lacrima che ha fatto capolino sul tuo viso mentre ti accoccoli contro di me.
    Sarai una delle streghe più potenti al mondo, ma tutta la forza è anche la tua più grande debolezza, io lo so, io lo vedo anche se cerchi di nasconderlo al mondo.

    E’ bello amare, è bello amarti. È bello fare l’amore con te.



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  13. .
    Arwen297
    In assenza di te:
    Vai avanti e vivi
    Contest Fiume
    3^Capitolo
    Fantasma
    Sovrannaturale
    Originale

    Non so quanto tempo è trascorso da quando mi sono immersa nei ricordi, per quanto belli soprattutto dolorosi. Ritrovare Chiara nella mia mente ripensando ai bei giorni passati insieme mi sostiene il morale da sempre, nei momenti in cui la sua mancanza si fa sentire più forte.
    Il tempo sulla spiaggia sembra quasi essersi fermato, è solamente un’impressione? O forse è davvero così?
    Apro gli occhi, il tramonto è davanti a me e tinge il cielo di rosso. Ti piacevano i tramonti, li amavi, soprattutto se eravamo insieme a guardarli.
    L’aria sembra ferma, una sensazione di attesa mi pervade, come se stessi improvvisamente aspettando qualcuno, il sole cala lentamente.
    Mi sento improvvisamente a disagio, come se dovesse accadere qualcosa da un momento all’altro e io non riuscissi a capire se questo evento possa essere negativo o positivo.
    Guardo intorno a me, sulla spiaggia non c’è nessuno.
    Eppure fino a quando non ho chiuso gli occhi per poi riaprirli era piena di persone e di bambini che giocavano.
    Possibile che siano andati improvvisamente tutti via? Dentro di me ho come il sentore che qualcosa non quadra, che tutto ciò non sia normale. Un incubo forse? Sto forse dormendo? O è la realtà?
    Sento l’agitazione salire, man mano che mi rendo conto di quanto il silenzio circostante sia innaturale: nessun uccellino che pigola, nessuna voce che giunge dalla passeggiata poco lontana, nessun grido di qualche bambino che gioca. Sembra che tutto intorno a me sia sparito.
    Un lampo verde arriva all’orizzonte: il famoso e raro raggio verde di cui alcuni parlano, visibile al tramonto, non era mai accaduto di vederlo e pensavo quasi fosse una leggenda creata da chissà chi e per quale occasione: probabilmente solo per sfregiarsi di una nuova scoperta astronomica o per inventarsi una storiella da raccontare ai bambini.
    Eppure, per quanto sia naturale questo fenomeno, quello a cui sto assistendo è qualcosa di totalmente inusuale: il raggio verde è famoso per essere un lampo di qualche secondo, questo invece sembra durare molto più del dovuto, lo vedo risplendere con intensità sempre maggiore e allungarsi verso la spiaggia dove mi trovo, annullando lo spazio tra me e la linea dell’orizzonte.
    Lo vedo fermarsi immobile poco lontano da me, un cerchio verde pallido appena percettibile ad occhio umano a causa della luce ancora diurna il mio sguardo ne è attratto, la mia mente altrettanto e sento il vento alzarsi velocemente come mosso da un’energia sconosciuta. Forse sto sognando?
    Una miriade di sfere luminose, minuscole compaiono davanti a me facendomi pensare involontariamente di avere le allucinazioni: sono sempre stata scettica sul sovrannaturale e sul paranormale in generale, specie quando si tratta di eventi che si possono spiegare benissimo anche scientificamente, tra le due quella che era appassionata di tutto ciò era Chiara… non io!
    Già Chiara.
    Osservo le minuscole sfere di energia lucente che si uniscono e raggruppano formando via via qualcosa di più definito: una figura che io reputo pian piano umana ma soprattutto familiare. Che sia solo uno scherzo della mia mente? Che la mia disperazione sia arrivata talmente tanto in fondo da giocarmi brutti scherzi? Osservo la figura che pian piano nella sua trasparenza acquisisce sempre più nitidezza e più assume una forma compiuta, più la riconosco e il mio cuore perde battiti.
    Perde i battiti nel rivedere dopo mesi il tuo corpo minuto, i tuoi capelli lunghi e color rame esattamente come li avevi prima dell’inizio della terapia che ti ha costretta a tagliarli prima, a perderli poi nella speranza di non perdere la tua battaglia contro quel mostro. I capelli, se fosse andato tutto bene, sarebbero ricresciuti tornando quelli che ricordavo e che il mio inconscio sembra mostrarmi, perché tutto ciò è frutto dell’immaginazione, vero? Non saprei che altre spiegazioni potermi dare, non c’è niente di logico e comprensibile in tutto questo.
    «Nessun scherzo della tua mente». Sembra che tu mi abbia letto nei pensieri, o forse sei tu che sei direttamente i miei pensieri? «Sono io Alessia».
    La tua voce è uguale a quella che ricordavo e diversa allo stesso tempo, rimbomba intorno e dentro di me come se tu stessa fossi fatta di aria, come se tu fossi l’energia stessa che crea questo vento che fino a una decina di minuti fa era totalmente assente.
    «Come è possibile?». Faccio fatica a parlare, la bocca è improvvisamente secca e la gola non è messa tanto meglio, le mani sudano e il cuore batte all’impazzata, ma questa volta per paura.
    Si sono terrorizzata perché sebbene io abbia sempre visto programmi sul paranormale quando ancora lei era in vita, un conto e vedere eventi di dubbia origine alla televisione e un conto è viverli.
    «Finché non lascerai andare il dolore che ti tiene legata a me, finché non torni a vivere, io non sarò libera di proseguire il mio viaggio…voglio saperti felice…non voglio che tu sia così». La tua voce rimbomba dentro di me rivoltandomi l’anima, andando a toccare proprio lì dove fa più male: il non volerti lasciare andare a distanza di mesi, il non voler lasciare fluire al di fuori di me nemmeno un pizzico del dolore perché ingenuamente penso che sia questa l’unica cosa che mi rimane di te.
    «Non posso». Sussurro, quasi impotente nel constatare quanto lei abbia in realtà ragione a dirmi ciò, sto buttando consapevolmente via la mia esistenza tenendo lontano le persone che mi vogliono più bene inseguendo un qualcosa che non posso più rivivere. «Non ho la forza di lasciarti andare, di dirti davvero addio, non posso e non voglio. Fa male Chiara io…avrebbe dovuto prendere me la vita non te, senza di te non sarà più niente».
    «Invece no, anche se io non sono più accanto a te, nel tuo cuore ciò che ti ho lasciato vivrà in eterno, ci sarà sempre un posto per il mio ricordo ma devi andare avanti, non voglio saperti così. Voglio saperti felice, voglio che tu divida la tua esistenza con qualcuno che ti possa amare anche solo la metà di quanto ti abbia amata io e soprattutto fare tutte quelle esperienze che non hai avuto tempo di fare con me. Esperienze che vorrei tu faccia anche per me, che non ho potuto fare. Sono stati anni meravigliosi quelli che abbiamo condiviso, ma ora è tempo che tu mi lasci andare, è tempo di dirci addio. Non avrò pace nemmeno dopo la morte».
    Le lacrime scorrono, so benissimo che ciò che dici possa essere vero, che tutto questo mio dolore di trattiene qui e ti rende inquieta, dopo aver sofferto tanto negli ultimi mesi per la malattia anche adesso che sei in cielo o ovunque tu voglia, il fatto che tu non possa trovare la pace per colpa mia mi uccide.
    Mi uccide una seconda volta, ferendomi ancora più profondamente della prima. Dunque è questo che devo fare? Dirti addio? Lasciarti andare e riuscire ad andare avanti? Trovare la forza di trascinarmi fuori da questa notte senza fine, senza luce perché la Luna che la illuminava eri proprio tu con i tuoi sorrisi e i tuoi occhi?
    «Si è proprio questo che devi riuscire a fare, trova il coraggio di dirmi addio». Ti avvicini e mi abbracci, un brivido di freddo, intenso mi avvolge. Non il calore a cui sono abituata, non il profumo che aveva la tua pelle, che avevano i tuoi capelli, solo il freddo che caratterizza la morte e la sofferenza.
    E piango. Piango all’improvviso, piango lasciando uscire tutte le lacrime che ho tenuto dentro per nascondermi e non far preoccupare gli altri. Piango perché vorrei poterti stringere ancora le tue membra e ora ho solo il tuo fantasma.
    Piango, lasciando uscire tutti i ricordi, felici e meno felici. Soprattutto quelli dolorosi.
    Piango, ripensando a quando ci siamo dette un addio non detto, perché dovevi solo riposare e non pensavo che potessi entrare in coma per poi spegnerti poche ore dopo.
    Piango.
    Piango perché mi rendo solo ora conto che ciò che manca è proprio quell’addio. Il coraggio di salutarti e vederti svanire per sempre.
    Piango e non so se è sogno o realtà.
    Piango e questo addio lo sento crescere facendosi spazio dentro di me. Fino a salire alle labbra, e mentre lo dico, piango perché sento la tua immagine farsi più chiara, le piccole sfere di energia ricomparire mentre si disintegra.
    Piango perché il tempo ricomincia a scorrere nuovamente e improvvisamente intorno a me, ma soprattutto dentro di me dove, quel giorno, si era inesorabilmente fermato.

    «Vai avanti, vai avanti e vivi».

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  14. .

    Topic per lasciare una recensione:

    topic



    Arwen297
    In assenza di te:
    promesse e conchiglie
    Contest Fiume
    1^Capitolo
    Sentimentale
    Conchiglia
    Originale
    Il rumore delle onde che raggiungono la battigia culla i miei pensieri. Avevo bisogno di rimanere da sola, senza nessuno intorno, da quando non ci sei più, il tempo che mi ritaglio in completa solitudine senza avere amici, i nostri amici, intorno è sempre più lungo e frequente.
    Tu non volevi che mi isolassi, non avresti voluto che mi chiudessi così verso il mondo esterno.
    Me lo avevi fatto promettere uno degli ultimi momenti che ho potuto passare insieme a te, prima che tu perdessi totalmente la lucidità e la vita ti fosse portata via.

    «Promettimi che continuerai a vivere, che andrai avanti con la tua vita,
    anche senza di me…voglio che tu sia felice Alessia, anche per me che non potrò più esserlo»


    Questo mi hai sussurrato, quando ormai le forze ti stavano abbandonando. E io da vera codarda ho evitato di risponderti per paura di fare promesse che forse non potrò mantenere.
    Una risposta che non ho voluto darti ma che, con il senno di poi mi sto rendendo conto che sarebbe stata una valida motivazione per poter uscire fuori da tutto questo.
    Dal dolore che spesso mi schiaccia, togliendomi gli stimoli che potrebbero farmi reagire e facendomi desiderare che il cancro prenda anche me, o che ci prendesse insieme.
    Sarei venuta via con te e non avrei dovuto cercare, ora, di sopravvivere.
    Senza dover trovare spasmodicamente un motivo per andare avanti che mi sembra quasi inesistente, poiché il mio motivo per combattere eri tu Chiara.
    In fondo lo sapevamo fin dall’inizio che sarebbe andata così, i medici avevano dato ben poche speranze, ma hai voluto lottare fino all’ultimo.
    In fin dei conti tra le due quella più fragile sono sempre stata io, tu sei sempre stata una roccia, un diamante raro e inscalfibile per la tua tenacia, la tua forza e la tua testardaggine. Io sono sempre stata quella più chiusa e tranquilla.
    Ma infondo avevamo due caratteri che si completavano e che bilanciavano l’altro quando e se ci fosse stato bisogno.
    Il sole cala man mano nel cielo permettendo alla luce di tingersi di arancione, di rosso e di toni vermigli che colorano a loro volta l’oceano davanti a me.
    Stringo un pugno nella sabbia, quasi con rabbia. Perché non trovo affatto giusto che la vita ti abbia lasciata così presto, non trovo giusto che chiunque ci sia lassù, un Dio forse? Non abbia potuto scegliere di lasciarti con la tua famiglia, i tuoi amici ma soprattutto abbia deciso che il nostro futuro insieme sarebbe rimasto solo un sogno irrealizzato.
    Lasciando me su questa Terra, con un vuoto immenso che tu avevi riempito da ormai qualche anno, rendendomi la ragazza e poi la donna più felice di questo pianeta e ciò che avevo sempre desiderato essere.
    Con te ho scoperto realmente me stessa e ho imparato a combattere per ciò che mi rende serena senza paura di chi mi circonda o del pensiero della gente.
    Ma ora che non c’è qualcosa che mi rende felice, per cosa devo combattere? Ora che sono rimasta sola e che a distanza di mesi la tua perdita arde in me come se fosse il primo giorno, come se fossi appena tornata a casa dopo averti dato l’ultimo saluto al cimitero.
    Stringo forte il pugno, fino a quasi farmi male con i granelli di sabbia.
    Fino a quasi farmi male con le unghie conficcate nella mia stessa carne.
    A te piaceva il mare, venivamo spesso qui quando ancora stavi bene. Quando ancora il mostro non aveva palesato la sua presenza.
    È passato solo poco più di un anno da quando abbiamo scoperto il mostro, eppure tu non sei già più qui con me.
    Mi mordo il labbro inferiore, infilando la mano in tasca per tirarne fuori una catenina in argento a cui è appesa una conchiglia.
    Una conchiglia che avevamo trovato proprio l’ultima volta che siamo state qui insieme, avevi ancora i tuoi bellissimi capelli ramati, con il sorriso luminoso e lo sguardo colmo di felicità che non tradiva affatto ciò che da li a poche settimane sarebbe successo.
    Tra le due, quella che ha saputo affrontare tutto con la gioia negli occhi nonostante sapesse il suo destino, per non dare un ulteriore dolore a chi ti circondava e alle persone che amavi sei sempre stata tu.
    Non io.
    Guardo la conchiglia.
    La conchiglia di un murice spinoso particolarmente bello, che il mare ti ha consegnato mentre passeggiavamo sulla riva. Hai voluto a tutti i costi prenderla, hai voluto a tutti costi farne un ciondolo e hai fatto in modo di far bagnare le sue punte nell’argento da un orefice, e hai fatto in modo che lui la bucasse per poterle unire gli anelli.
    La stringo, mentre le lacrime iniziano a scendere al ricordo che porta con se questo ciondolo. Non me ne sono più separata da quando prima di chiedermi di farti quella promessa a cui mi sto odiando per non averti risposto, mi hai fatto capire di prendere la catenina che avevi al collo e con lei la conchiglia.
    Hai voluto che la tenessi con me, per sempre. Quando io in realtà, avrei voluto tenere te accanto, non questa conchiglia.
    I miei occhi azzurri scorrono poco lontano sulla spiaggia soffermandosi sul pietrone su cui ci eravamo sedute insieme.
    Riportando alla mente altri ricordi, per quanto belli, per me dolorosi.
    Volevamo mangiare dei dolci comprati nella Pasticceria del centro, prima di venire sulla spiaggia e alla fine a furia di ridere, scherzare, ascoltarci ed amarci erano rimasti quasi tutti nel vassoio con cui ci erano stati venduti.
    Sorrido, mi sembra quasi di vederti, sentirti qui vicino a me mentre viaggio alla ricerca dei ricordi felici dei momenti passati insieme.
    Torno a guardare la conchiglia.
    Combattuta se tenerla con me, per sempre, o se donarla di nuovo al mare. A te piaceva il mare, ne saresti felice.
    Egoisticamente però, è una delle cose che mi tiene legata a te. Una delle ultime, se non ultima, cosa.
    Non ho avuto il coraggio necessario per continuare a vivere in quella che sarebbe stata la nostra casa, se la terapia e le cure sarebbero andate contro ogni aspettativa nel modo giusto.

    Ho provato, giuro!

    Ho messo tutto il mio impegno, ma vedere quei mobili, quei piatti. Quel letto che avevamo scelto insieme, che tu avevi scelto.
    Rivivere i momenti in cui andavamo in giro a prendere tutto ciò che sarebbe servito per la nostra vita insieme mi soffoca.
    Mi sembra di annegare dentro me stessa, senza trovare una via d’uscita. Mi sembra di cadere nell’immensità della sofferenza che la tua assenza mi crea.
    Cadere in un volo che puntualmente non riesco a fermare fino a quando il mio cuore si schianta rovinosamente a terra, rompendosi in mille pezzi.

    Come se non fosse già rotto, per giunta!

    E allora schiacciata dalla mia codardia ho deciso di venderla o quanto meno affittarla tornando a vivere con i miei genitori.
    Loro non hanno fatto domande, mia sorella ha capito.
    D’altronde come possono solo pensare che io abbia la forza di tornare a vivere lì?
    Avrei voluto chiederti di sposarti sai, lo avevo già in programma.
    Forse, avrei dovuto farlo prima.
    Forse, avrei dovuto fare in modo di sposarti prima che il cancro ti portasse via da me.
    Forse, avrei dovuto permettere alle nostre anime di legarsi per l’eternità anche se tu saresti volata via dopo qualche settimana.
    Forse, però, saresti volata via felice e io non sarei rimasta qui su questa spiaggia oggi.
    Con la mente affollata di se e perché a cui non riesco a dare una risposta, una spiegazione che possa tranquillizzare la mia anima.
    Forse non avrei avuto così tanti rimpianti.
    Forse non avrei sentito un senso di colpa così lancinante all’accorgermi di quanti errori ho commesso, senza potervi più rimediare.
    Avevamo tanti progetti insieme, dovevamo fare un viaggio in Giappone, in America e anche nel Nord Europa.
    Avevi il desiderio di avere un bambino un giorno, adottato o se con la fecondazione assistita non era per te importante.
    Volevi essere madre e poco importava del giudizio altrui. Delle voci che ti avrebbero definito egoista perché, un bambino, con due madri non crescerebbe equilibrato mentalmente.
    Secondo loro.
    Avresti dovuto fare la biologa marina, perché della passione per il mare avevi fatto un mestiere.
    Tanti avresti, avremmo e avrei che non troveranno più una realizzazione pratica.
    Anche io avevo tanti progetti, con te, per me e per me con te. Ma adesso sembrano appartenere tutti ad un’altra vita.
    Una vita che non sarà mai più mia.
    Anche se tu vorresti che la vivessi e che andassi avanti. Lo so.
    Me lo ripeto ogni giorno, mi ripeto ogni giorno quanto dovrei cercare di andare avanti e magari trovare un’altra ragazza con cui condividere le mie giornate.
    Ma come posso anche solo pensare di sostituire ciò che eri per me? Come posso anche solo dimenticare un amore spezzato troppo prematuramente e per cause di forza maggiore?
    No, non lo so.
    Non mi è possibile.
    Non mi è possibile capirlo, e forse non voglio nemmeno per paura che capendolo il tuo ricordo si cancelli dalla mia mente senza poterlo più recuperare.
    D’altronde delle due, quella coraggiosa, sei sempre stata tu. Non io.
    Io non sono stata in grado nemmeno di farti una promessa a cui probabilmente tenevi più della tua stessa vita.
    Osservo il Sole scendere maggiormente sulla linea dell’orizzonte, stringendomi nelle spalle per l’aria che già è più fresca. Ripensando al Natale appena passato, sembrano secoli fa.
    Eppure sono solo nemmeno sette mesi. Ripenso al Natale, al nostro Natale…e in cuor mio ringrazio i medici che ti hanno permesso di passarlo a casa, con la tua famiglia.
    Con le persone che ami. Per cui avevi sempre un sorriso.
    Con me. Con il nostro noi.
    Ripenso all’ultimo Natale e, improvvisamente mi sembra di essere nuovamente lì, a festeggiare insieme a tutti gli altri. Ma soprattutto insieme a te.

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    Arwen297
    In assenza di te:
    ultimo natale
    Contest Fiume
    2^Capitolo
    Fem-slash
    Albero di Natale
    Originale



    Canzone "Mantieni il bacio di Michele Bravi"


    CITAZIONE
    «Non importa quello che trovi sotto l’albero,
    ma importa chi trovi intorno»

    Il sole fuori sembra quasi rappresentare l’umore che stasera mi pervade all’idea di vederti a casa dopo mesi di terapie in ospedale e una montagna di esami giornalieri.
    I medici hanno acconsentito a farti passare la Vigilia e il Natale a casa in compagnia delle persone che ti amano e che ti vogliono bene: le ultime analisi anche se non perfette sono comunque migliori di quelle precedenti e hanno acceso un piccolo barlume di speranza sugli effetti forse positivi che la chemio probabilmente sta avendo sul tumore.
    Abbiamo deciso di festeggiarlo in quella che presto sarà la nostra futura casa, perché sono certa che la convivenza tra noi sarà solo rimandata a causa della tua malattia ma riusciremo a uscirne. Andra bene.
    Ti guardo mentre ti perdi nelle palline dell’albero di Natale, nelle luci intermittenti e allegre che illuminano il salone quasi totalmente al buio, ma la cui penombra mi permette di ammirarti e osservarti.
    I tuoi occhi non smettono mai di sorridere ed essere felici, entusiasti, come se fossi una bambina nel paese dei balocchi, da quando hai varcato la soglia di casa a pranzo con i tuoi genitori poco prima di mia sorella e dei miei, il sorriso ti si è dipinto sul volto e non ti ha più lasciato.
    Abbiamo scelto di festeggiarlo tutti insieme, per te e nella casa che sarà nostra, per noi. Nessuno ha avuto dubbio su come passare il Natale quest’anno, grazie a te.
    Ti osservo perderti sognante a guardare le palline appese all’albero, quelle stesse palline che abbiamo ordinato tra una terapia e l’altra in questi mesi di ricovero, nella speranza che tu questa sera potessi essere qui con me e passare questi due giorni con la tua famiglia.
    Sorrido e mi rendo conto di quanto io sia fiera della forza con cui stai combattendo la tua battaglia e continuo a osservarti in silenzio.
    Quasi spaventata all’idea di raggiungerti e rompere l’incantesimo che si è creato nella penombra causata dalle lucine delle decorazioni natalizie sparse per tutta la stanza.

    CITAZIONE
    «Questo silenzio sa di mille parole
    ed io starei qui ad ascoltarti per ore»

    Sorrido, e continuo a osservarti per un altro po’ prima di decidermi a raggiungerti e abbracciarti da dietro, passando le braccia intorno ai tuoi fianchi per stringerti forte a me. Quasi terrorizzata al pensiero che lasciando la presa tu possa svanire di colpo, senza poterlo evitare. Senza poterti fermare.
    «E’ venuto più bello di quanto avrei potuto mai immaginare, Alessia». Commenti in un sussurro, sei sorpresa, davvero. Eppure io non avevo alcun dubbio della buona riuscita di quest’albero.
    «Non avevo dubbio alcuno che sarebbe stato bello». Sussurro posandoti un bacio nell’incavo del collo, appena sotto al lobo, facendoti sentire delicatamente i denti. «Tutto ciò che è presente in questa stanza stasera, l’hai scelta tu…non poteva essere altrimenti». Concludo cercando il suo sguardo e sorridendole.
    Sono felice.
    Nonostante i tuoi capelli ambrati non ci siano più, basta vederti felice per esserlo e questa sera, la magia del Natale, mette del proprio.
    Sorridi a tua volta, senza smettere di guardarmi e non riesco a resistere, e non riesco ad allontanarmi dalle tue labbra che sono vicine adesso alle mie.
    Ti assaggio, con un breve bacio e un leggero morso.
    Ritrovando il tuo sapore, diverso, da quello a cui sono abituata. Forse il Natale lo fa sembrare più dolce. Sai di vaniglia e cannella. Sai di quei biscotti di Pan di Zenzero che ti sei divorata letteralmente alla fine della cena, prima che i nostri ospiti se ne andassero per farci proseguire la serata tra noi.
    «L’abbiamo scelta entrambe, abbiamo scelto entrambe tutto ciò che c’è qui in questa stanza». Specifichi, ed è vero: dovevamo andare a convivere se non ti fosse stato diagnosticato il cancro proprio poche settimane prima dell’inizio della nostra convivenza.
    La casa è pronta, ma manchi tu. Manca la serenità da parte mia per poterci stare senza di te e allora abbiamo deciso di attendere il giorno che il tumore sarà svanito.
    «Non vedo l’ora di poter condividere ogni singolo giorno con te, piccola». Ti bacio di nuovo e, dopo essermi staccata leggermente da te prendo la tua mano e ti faccio spostare fino al divano, invitandoti a sederti sulle mie gambe.
    Tu esegui e poco dopo sei seduta a cavalcioni girata verso di me, nel tuo sguardo un velo di incertezza, forse di tristezza per quanto ho appena finito di dire.
    «Cosa c’è bimba?». Ti chiedo, mantenendo basso il tono della mia voce, anche se so in parte quali possano essere i pensieri che improvvisamente turbano il tuo animo e me ne dispiaccio poiché, forse inavvertitamente, io stessa li ho causati.
    «E’ solo che, penso ai progetti che avevamo e mi sembrano quasi appartenere ad un’altra vita, improvvisamente irraggiungibili, perché io Ale? Perché non cercare qualcun’altra con cui stare, una con la quale puoi essere davvero felice anziché soffrire per un qualcosa che probabilmente è inutile combattere». Mi guardi fissa negli occhi mentre e poi abbassi lo sguardo, quasi schiacciata dal peso e dal senso di colpa di essere proprio tu a stare con me.
    «Ehi». Ti tiro verso di me abbracciandoti intorno alle spalle per tenerti stretta, i tuoi dubbi sono leciti. «Perché è con te che ho deciso di condividere il resto della mia vita». Mi allontano nuovamente, per guardarti sul viso un po’ arrossato, i tuoi occhi sono lucidi. «E niente potrà mai farmi cambiare a riguardo, sei quella che voglio al mio fianco, poiché sei tu e solo tu che rendi la mia vita più bella indipendentemente dal tuo stato di salute attuale. Con te io sono felice, mi hai resa felice ed è questo ciò che importa».
    Porto le mie mani al tuo viso ad accarezzarti le guance e avvicino il mio viso al tuo per baciarti, un bacio lento con l’intenzione di osare di più questa notte: presa dalla consapevolezza di voler godere di ogni attimo che ci sarà donato, come se fosse l’ultimo.

    CITAZIONE
    «Non staccare le labbra neanche un solo secondo
    E non farti distrarre dal rumore di fondo».

    Faccio scivolare la mano dietro la tua nuca per tenerti delicatamente ferma e non farti allontanare da me, chiedo accesso alla tua bocca con un leggero morso e mi viene concesso, mentre tu stessa mi sfiori attraverso i vestiti, delicatamente, quasi con timore che io ti blocchi per dirti che non è il momento. E invece si, lo è.
    Voglio rendere questa notte di Natale speciale, e voglio farlo insieme a te. Ti sfioro a mia volta attraverso i vestiti mentre continuo a baciarti e intanto faccio in modo di spostarti sul divano, raggiungendoti subito sopra di te.
    Non importa tutto il resto, questa sera ci siamo solo io e te, il mondo e i medici sono chiusi fuori e lontani almeno per qualche ora, perché meriti di essere serena e amata come e più che prima.
    Ti bacio nuovamente, dolce, lenta, senza fretta. Assaporando nuovamente il tuo sapore e il tuo profumo.
    «No non allontanarti». Ti dico a fior di labbra appena sento che interrompi il contatto e sorrido. «Non pensare a niente, solo io e te, niente altro». Ti dico, riprendendo il bacio, un bacio che vorrei essere eterno e senza interruzioni. Perché è questo che meritiamo entrambe, anche se dentro di me in fondo so che probabilmente non sarà possibile voglio crederlo almeno per un po'.

    CITAZIONE
    «E senti solo il cuore, e il male non esiste più
    E non c'è più dolore, soltanto io, soltanto tu»

    Cerco di nuovo le tue labbra mentre le tue mani accarezzano la mia pelle, ormai nuda ed esposta al tuo tocco, mi accarezzi delicata il seno, stringendolo appena, accendendo il mio corpo e i miei sensi, accendendo quella voglia che ho di te passata in secondo piano da quando sono costretta su quel letto di ospedale.
    Ma ciò non vuol dire che io non ti voglia, anzi. Mi spogli, rendendomi nuda contro di te e la tua pelle, libera a sua volta. Ti muovi sopra di me, e sento il tuo calore, il nostro odore.
    Mi baci e cerchi di rassicurarmi, come se avessi sentito pensieri e turbamenti mal celati dietro a quella frase uscita timida e sussurrata e il mio cuore perde un battito a sentirti sopra di me, intorno a me, ma soprattutto dentro di me. Tu forse non lo sai, ma sei uno dei pochi motivi che nonostante la chemio e le poche speranze che i medici stessi hanno dato alle cure, mi spingono ad andare avanti.
    Quando sono con te, quando siamo insieme, sembra che tutto il malessere dovuto al cancro e alle terapie svaniscano. L’amore, quello vero può davvero fare questo? Non lo so, ma con te sono felice e sembra quasi che la mia salute recuperi quando siamo insieme e questo mi basta.
    Per ora.
    Cerco le tue labbra, mascherando l’emozione che mi causano i tuoi occhi nei miei, mentre entri in me con le tue dita. Muovendoti lenta sopra di me, dentro di me.
    Il mio corpo trema, improvvisamente più vivo di quanto non possa essere stato in queste settimane.
    Il mio cuore, batte e posso sentire il tuo battere insieme a lui. Come se fossimo una cosa sola, arrivi in profondità con quelle dita e io ansimo, stringendoti a me.
    Puntando le mie unghie sulla tua schiena, mentre lentamente esci per poi rientrare più veloce. Donandomi sensazioni ed emozioni che, a causa della terapia, pensavo quasi di aver totalmente dimenticato o che non sarebbero state più possibili.

    CITAZIONE
    «Questo silenzio sa di mille parole
    Ed io starei qui ad ascoltarti per ore»

    Sento il tuo respiro nel silenzio della stanza, cambiare seguendo il movimento che imprimo alla mia mano.
    E ti guardo.
    Guardo i tuoi occhi.
    Il tuo seno che si muove al ritmo del tuo respiro, interrompendosi quando spingo di più.
    Sentendoti che stai per cedere, che stai per crollare grazie a me.
    La tua intimità parla chiaro, il tuo sguardo che mi cerca quasi affamato fa altrettanto. Le tue guance sono ormai rosse per il calore suscitato dai nostri movimenti.
    Mi abbasso con il viso, assaggiando velocemente il tuo seno, mentre punto ad altro, senza togliere la mano da te.
    Il profumo della tua pelle mi inebria, così come stanno facendo i tuoi sospiri, che appaiono quasi grida in questo silenzio in cui esistiamo solo io e te.
    Scendo ancora, insinuando il mio volto tra le tue gambe, dandoti un bacio proprio lì, vicino a dove le dita entrano.
    Ti sento gemere, ti sento spingere verso di me in una muta richiesta di continuare ciò che vorrei.
    Appoggio le mie labbra nuovamente a te, muovendo la lingua in un idioma parlato che conosciamo solo noi, espresso nei tuoi gemiti che iniziato molto presto a riempire la stanza.
    Accompagnando il mio agire e donandomi il tuo sapore.
    Un sapore che amo ormai da anni, inconfondibile.
    Ti vedo inarcare la schiena in uno spasimo profondo che sento arrivare sulla punta delle dita, segno che stai per venire.
    Poco dopo sento il tuo piacere sulla mano mentre con le labbra ti infondo il colpo di grazia necessario a farti finire e cerco con il mio sguardo il tuo corpo e le tue forme, nella mia vista periferica, sbiadite dall’amore che provo nei tuoi confronti le luci intermittenti dell’albero di Natale a fare da sfondo mentre tu mi sorridi e sorrido a mia volta.
    Mi sposto per tornare su di te, questa volta tranquilla, calma e ti bacio.
    «Beh, non hai niente da dire sulla serata?». Ti guardo divertita mentre il tuo respiro lentamente si normalizza, so benissimo che avresti molto da dire ma che per non darmi soddisfazioni e ammettendo quanto sia brava in questi ambiti non lo farai; fino a qualche mese fa era così per lo meno, prima che entrassi in ospedale e le nostre vite stravolte.

    CITAZIONE
    «E se tu mi guardi
    Me ne rendo conto
    Che alla fine ogni volta
    È solo l'amore che ci salva
    Dalla ferita del mondo»

    «Non potevo chiedere niente di meglio da questo Natale Alessia». Ti stringo sopra di me, perché è proprio quando smetti di possedermi che inizio ad amarti e voglio vivermi ogni singolo secondo che ci è concesso per stare insieme in vista di un futuro che potrebbe non essere quello che insieme abbiamo sognato.
    Non so ancora se le terapie avranno effetto a lungo termine mandando in recessione completa il tumore o se, il mio leggero miglioramento, è solo uno specchietto per le allodole che porterà solo a illudere tutti coloro che mi stanno intorno, compresa te amore mio.
    Ma non voglio fare brutti pensieri, non stasera che siamo insieme e che nonostante tutto sono felice di aver passato un Natale così, con tutte le persone a cui voglio più bene.
    «Ti amo, Chiara». La tua voce interrompe ancora i miei pensieri, dopo qualche minuto di silenzio e sentirti dire queste parole provoca un battito più forte nel mio cuore, tu non sei una persona che lo dici continuamente, lo dici solo quando non riesci a trattenere più quello che provi e che senti dentro, questo fa sì che queste tue esternazioni siano una nuova sorpresa ogni volta, come se fosse la prima.
    «Anche io». Ti stringo ancora più forte, temendo che sia tutto un bellissimo sogno e che in realtà io sia ricoverata in reparto anche questa sera, una parte di me sembra quasi crederci al fatto che sia un sogno e non la realtà questa giornata, ma cerco di non darle retta: in fin dei conti ciò che importa davvero è essere insieme a te.
    Solo così riesco ad escludere maggiormente ciò che la vita mi ha riservato e sentirmi felice, cacciando via i sensi di colpa e i pensieri che mi affliggono continuamente: a volte sentendomi egoista per tenerti qui accanto nonostante la mia vita sia appesa a un filo, a volte desiderandoti più di ogni altra, con la consapevolezza che la tua stessa presenza a darmi la forza necessaria a combattere.
    «Andrà tutto bene, vero?». Mi chiedi e io non so davvero cosa rispondere…andrà tutto bene? Non lo so, perché le terapie oggi fanno effetto e da domani potrebbero non farlo più e la mia condizione peggiorare rapidamente. Spero che vada tutto bene e che io vinca questa battaglia? Questo sicuramente sì.
    «Se andrà tutto bene non dipende da noi, ma ti prometto che finché mi sarà concesso cercherò di passare tutto il tempo possibile con te, nel nostro futuro non ci sono certezze. Ma nel presente sì, noi siamo una certezza, basiamoci su questo, il futuro lo affronteremo quando diventerà presente».
    Non so se questa possa essere una risposta accettabile, ma non riesco a darti certezze, sicurezze che nemmeno io avrò mai fino a quando i medici non mi diranno che il tumore non è più un pericolo, inutile illudermi e soprattutto illuderti; l’unica cosa che non ci illude è il tempo che possiamo passare insieme nonostante tutto.
    Ed è questo il modo in cui voglio passare il mio tempo, insieme a te. Vivendo un noi.
    CITAZIONE
    «Mantieni il bacio
    Oltre l'errore del tempo»


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  15. .
    CITAZIONE (QueenOfDarkAngels @ 24/2/2016, 12:57) 
    ~ Cris, stavo cercando una vecchia immagine di Sailor Jupiter che una volta mi avevi fatto usare come firma. Non la trovo più nella tua glleria sul FDA. Non è che ce l'hai ancora da qualche parte?

    Ho letto ora con un sacco di anni di ritardo... ma ho paura che non la abbia più questa immagine, ma ti riferisci a quella fatta con i swirl tipo quadretto? Riccioli sul verde e forse delle stelline?
171 replies since 23/3/2012
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